Commissioni.
Pannello in bronzo.
Pannelli in bronzo, 1973 Ospedale di Amelia, Terni
I pannelli scultorei di Nino Gurgone
Quante percezioni generano i pannelli scultorei pensati da Pietro De Laurentiis per Amelia?
Quanti e quali significati essi evocano?
In un breve scritto autografo che li descrive, De Laurentiis spiega che “…l’opera rappresenta un motivo decorativo che viene finalizzato come elemento di separazione tra due spazi differenti…”, Egli ne prevede la natura materiale per la realizzazione (il bronzo) e ne specifica l’originaria destinazione d’uso (le transenne nella cappella dell’Ospedale di Amelia).
Allorché, quindi, si conosce in modo esplicito il punto di vista e l’interpretazione tecnico-pratica di chi ha creato quelle immagini, le modalità di percezione dell’opera e le conseguenti attribuzioni di significato da parte di chi le osserva si semplificano di molto, instaurandosi un diretto confronto tra la visione dell’artista e quella del fruitore.
Le scelte compositive e formali che caratterizzano l’opera di Pietro De Laurentiis durante gli anni ’70, periodo in cui nascono i pannelli scultorei di Amelia, si inscrivono all’interno delle sperimentazioni linguistiche da lui condotte nella ricerca di una spazialità complessa, di una sintesi di forma e materia, di una definizione e integrazione tra luoghi dello spazio, tra interni ed esterni, tra masse plastiche e cavità costruite. Queste sperimentazioni approdano nella realizzazione di molte opere scultoree installate in diversi edifici e città d’Italia ed i cui esiti sono ancor oggi attuali e di grande interesse.
Nulla di più idoneo, quindi, a conferire concretezza ai “motivi decorativi”, come Pietro definisce quegli elementi che, componendosi tra loro, delimitano, senza separarle, parti organiche di uno spazio improntato ai caratteri di meditativa religiosità, quale doveva essere nella cappella di un ospedale.
I repertori figurativi utilizzati dai pannelli, combinazioni di forme strutturate, di colori primari, di geometrie libere e codificate, evocano il germogliare di morfologie concrete e di figurazioni astratte perfettamente dialoganti tra loro, il comporsi di rimandi naturalistici e di tracciati razionali; l’affermarsi di rapporti organici alla scala umana e di minute decorazioni dal sapore arcaico, di immagini autoctone e di rimandi a culture lontane e primitive. In questi pannelli scultorei reticoli grafici lineari e figure geometriche euclidee rilegano tra loro forme concavo-convesse di natura fitomorfa.
La suggestione di un impatto apparentemente informale, in Pietro De Laurentiis, si traduce in pura materia scultorea concreta e l’astrazione concettuale del pensiero si trasfigura in suggestivi aggregati decorativi.
Oggi, ad oltre un trentennio dalla loro genesi, quelle forme vivono di vita autonoma, non necessitano più di incarnarsi in oggetti funzionali e pratici, poiché sono mature per essere lette per se stesse, nella loro valenza scultorea e plastica, capaci, come sono, di evocare sensazioni estetiche pure e infinite reinterpretazioni personali.
Esse, ormai, appartengono a tutti noi.
LE SCULTURE DI AMELIA
Il progetto originale dell’artista rappresentava l’opera come un motivo decorativo finalizzato ad elemento di separazione di due spazi differenti da installare all’interno della cappella dell’ospedale, avente le caratteristiche di normali transenne, che nell’elaborazione artistica doveva tener conto, e della funzione pratica di separazione e passaggio, e dell’ambiente religioso nel quale avrebbero dovuto essere installate.
Allegati
» La brochure dell'inaugurazione
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