Pietro De Laurentiis nasce il 13 marzo del 1920 a Roccascalegna, in provincia di Chieti da famiglia di artigiani e contadini; dopo la licenza media lascia la scuola per lavorare con il padre Aurelio come muratore e contadino.
Esordisce nella carriera artistica a diciannove anni, vincendo, con una scultura in gesso intitolata “ritratto di vecchio contadino”, la Rassegna delle Arti figurative di Chieti (1939).
Nel 1940 si trasferisce a Chieti, dove riprende gli studi e consegue il diploma di maturità.
Successivamente si trasferisce a Roma per studiare presso l’Accademia di Belle Arti dove ottiene una borsa di studio.
Pietro De Laurentiis con la sorella ed il padre in visita a S.Pietro
Nel dopoguerra completa gli studi conseguendo il diploma di “belle arti” nel 1946.
Dal 1947 è docente presso la cattedra di Plastica ornamentale della Facoltà di Architettura di Roma dove insegnerà fino al 1985.
L ‘inizio della sua carriera è legato ad una vasta ritrattistica, che, non cercando compiacimenti nei confronti della committenza, amalgama elementi di realismo con richiami poetici alle asperità del suo Abruzzo, destinato a diventare nel corso degli anni una terra lontana, mitica, dal quale ricordo sgorga una figurazione primitiva e severa.
Nelle sue opere si intuiscono influenze di diverse personalità quale quella di Angelo Zanelli, suo insegnante all’Accademia ed autore, tra l’altro di opere che ornano l’Altare della Patria quali la grande statua della dea Roma ed i bassorilievi raffiguranti le allegorie del “Lavoro” e dell’”Amor di Patria”, e dell’architetto Luigi Moretti, uno dei padri del razionalismo italiano, con il quale, negli anni della guerra, allaccia un sodalizio destinato a durare fine alla morte di quest’ultimo.
Nel 1948 esegue delle opere in stucco che sovrastano la navata centrale della cattedrale di Civitavecchia e delle griglie in bronzo per le pavimentazioni della chiesa di Sant’ Eugenio in Roma.
Di quegli anni sono le prime partecipazioni ad esposizioni collettive quali “il treno della rinascita” (1947) ed alla Quadriennale di Roma (1948).
Nel corso degli anni Cinquanta si dedica ad una ricerca nel campo delle arti figurative che Pietro De Laurentiis nel ’59 alla galleria Montenapoleonesegna, attraverso le forme ancestrali dei suoi personaggi (guerrieri, contadini) e la stupita contemplazione dei paesaggi urbani ed industriali, il suo passaggio dal figurativo all’astratto.
Esegue numerosi disegni preparatori di animali domestici ed esotici e di contadini, che confluiranno in bassorilievi per l’arredo esterno di edifici pubblici e privati. In occasione di una mostra la rivista “Spazio”, diretta da Luigi Moretti dedica un numero speciale alle opere dell’artista che erano state selezionate dal noto critico Lionello Venturi.
Non manca la partecipazione ad esposizioni collettive quali quelle organizzate dagli artisti di Via Margutta e la Rassegna delle Arti Figurative di Roma e del Lazio nel Palazzo delle esposizioni in Roma.
In quegli anni frequenta l’ambiente artistico romano che ruota intorno ai Caffè Rosati e Canova dove conosce, tra gli altri, lo scrittore Alberto Moravia, il poeta Sandro Penna e gli scultori Coccia e Gattamelata.
Organizza un ciclo di conferenze patrocinato dal Comune di Pescara nel quale si fondano i presupposti per la creazione del piano regolare della città e per l’istituzione di una Facoltà di Architettura ed Urbanistica dove chiama a partecipare architetti e studiosi quali Quaroni e Giulio Carlo Argan.
Il filo conduttore della sua ricerca artistica e scientificaL’artista alla Quadriennale di Roma (1966) con il Ministro Gui: lo studio del rapporto tra spazio e volume, tra forma e materia, lo porta ad una lunga collaborazione con alcuni dei maestri del razionalismo architettonico italiano, tra i quali Luigi Moretti e Ludovico Quaroni.
Realizza, in questo contesto, importanti opere destinate a edifici pubblici e di culto, tra i quali il palazzo dell’ ACEA, le Direzioni Generali di INPS e Assitalia in Roma, la fontana monumentale del Liceo Scientifico di Ancona, il Battistero della Cattedrale di Chicago, ed altri.
Realizza inoltre pannelli di arredo interno per le navi della Flotta Lauro e per il Canguro Azzurro.
A partire dagli anni Settanta la problematica del rapporto tra l’arte plastica e lo spazio circostante va ben oltre il rapporto tra la scultura e l’architettura, coinvolgendo direttamente lo Pietro con la moglie Nina stesso artista nella salvaguardia dell’ambiente, in quegli anni seriamente minacciato dall’urbanizzazione selvaggia.
De Laurentiis trasporta il problema teorico dello spazio artistico ed architettonico, nel campo dell’impegno civile e nella salvaguardia del patrimonio artistico e ambientale.
E’ protagonista, insieme a personalità quali Antonio Cederna (Italia Nostra) e Fulco Pratesi (WWF), delle battaglie per il verde e l’ambiente a Roma, contribuendo con la sua opera a salvare o a rendere pubblici parchi ed opere architettoniche minacciate dalla speculazione edilizia; al suo nome sono legate le battaglie per la salvaguardia di Villa Blanc, Villa Carpegna, il Pineto, villa Torlonia, le mura Aureliane.
Partecipa attivamente alla discussione sull’arte, l’urbanistica e l’ambiente.
La sua ricerca nel campo delle arti lo spinge a superare le barriere convenzionali tra le arti figurative e le cosiddette “arti minori”.
Gli anni ottanta sono legati ad un ripensamento generale delle sue esperienze artistiche, architettoniche e sociali.
Comincia così un lavoro sistematico di rielaborazione e valutazione del proprio operato, nei vari campi che 1o hanno visto protagonista.
E’ quindi impegnato, ad una codificazione dei propri procedimenti attraverso una rigorosa analisi degli elementi costitutivi dell’opera scultorea e della sua parte visibile e sensibile: la superficie.
Nel 1989 la Facoltà di Architettura dell’Università di Roma dedica alla sua opera didattica ed artistica una mostra antologica ed un convegno dal titolo “Il segno nella progettazione” con catalogo a cura di Roberto De Rubertis ed interventi di Mario Docci (preside della Facoltà) e di Filiberto Menna.
Dopo una lunga malattia muore nella sua casa di Roma il 17 il ottobre 1991 a Roma lasciando agli eredi il compito di conservare le sue opere, in particolare la collezione custodita nello studio di via Nomentana e di continuare l’opera intrapresa in difesa della storica Villa Blanc.