Le opere degli anni ’50.
L’artista abruzzese di Roccascalegna mentre vive e lavora a Roma serba i ricordi della sua regione e della sua terra. La tenacia e la caratteristica poeticità che le colline ed i monti circostanti e gli usi e costumi secolari imprimono durevolmente nel cuore.
In quasi tutte le sue opere i ricordi della sua terra e del folklore sono visibili e presenti, anche quando sono attenuati o culturalmente e spiritualmente rielaborati. I suoi ricordi espressi nelle sculture, non sono, in altre parole, che manifestazioni di sentimenti, di affettuosità.
Dai primi passi mossi circa dieci anni prima, con l’estendersi delle sue esperienze e nozioni nella Capitale, non ha affatto dimenticato il suo mondo originario.
Ha piuttosto immesso nell’antico il nuovo con una visione spaziale. Nell’essenzializzare i volumi “tormentati” ha effettuato una sintesi dei ricordi che restano ed appaiono ora come fatti spirituali.
Nei segni grafici, nella ricerca sulle superfici delle sue opere, e nei volumi dei corpi si intravede la ricerca di nuovi linguaggi e di alfabeti per ricostruire un nuovo metodo per la lettura dell’opera d’arte.
Le altre opere.
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