L’attivita’ accademica.
Pietro De Laurentiis ha insegnato presso la Facoltà di Architettura dell’università la sapienza di Roma. E’ stato docente presso la cattedra di Plastica Ornamentale dal 1947 al 1984.
“Pietro de Laurentiis non è stato un generico “docente” presso la facoltà di architettura, né tanto meno un “artista” prestato alla didattica, ma un vero insegnante di discipline direttamente orientate alla formazione dell’architetto.
Roberto De Rubertis
Questa è l’immagine di se stesso che De Laurentiis ama di più ed è anche la più vera, nonché la più ignorata e forse la più falsificata.
In una scuola dove più volte nella storia l’architettura è andata stringendosi intorno a modelli esclusivi o a mode tanto tassative quanto aleatorie, dove hanno dominato figure carismatiche vessillifere ora di questo, ora di quel modo di progettare, dove la composizione è parsa spesso pratica riservata ai possessori di un marchio depositato, e dove parole pericolose come Arte, Sensibilità e Gusto sono state di consueto esorcizzate dietro paraventi di ironia o di sufficienza dai molti detentori delle verità rivelate, un uomo come De Laurentiis non poteva avere vita facile.
Non poteva, infatti, essere dentro a nessun movimento, a nessuna corrente artistica, a nessun gruppo omogeneo di pensiero, per essere troppo attento alla ricerca di forme non effimere, di significati duraturi, di segni stabili, più stabili di quelli determinati dagli ondeggia- menti culturali di incerte avanguardie.
Quarant’anni di rapporto con gli studenti nella costruzione paziente degli stilemi del linguaggio architettonico gli hanno offerto la materia più autentica per la verifica del proprio pensiero. E i punti del suo linguaggio non sono ermetici né difficili da esprimersi.”
Nota Autobiografica
Nel 1947 entrai a far parte del corpo docente della Facoltà di Architettura dell’Università di Roma, nella cattedra di “Plastica Ornamentale”. Disciplina questa di estremo interesse per la formazione culturale e visiva dell’architetto, ma che in quel periodo presentava grosse carenze sul piano didattico ed operativo.
Il programma tradizionale prevedeva nelle prove didattiche, la realizzazione di formelle rettangolari con scene figurative in creta e in argilla, materie queste fra le più eccitanti per la loro duttilità e vivacità espressiva immediata; estremamente gradevoli alla sensibilità dei polpastrelli.
La mancanza di una codificazione degli elementi sintattici, lessicali e morfologici nel campo specifico, rendeva però marginale l’interesse al corso delle nuove leve di studenti, nei quali peraltro era evidente la voglia di manualizzare le proprie immagini architettoniche in elaborati grafici e plastici.
Mi resi conto, quindi, della necessità immediata di intraprendere una ricerca sistematica di nuovo materiale, specificamente nel campo dell’applicazione formale, ed iniziai una ricerca grafica che avrei proseguito nell’intero arco della mia docenza.
La galassia del disegno restava un mondo largamente inesplorato, sebbene la cultura rinascimentale da Pisanello in poi avesse indagato profondamente in questo universo ora tutto da riscoprire e da decifrare. Sarebbe stato impensabile addentrarsi in questa nuova galassia, senza essersi prima dati adeguati strumenti di rilevamento ed un codice di catalogazione del materiale raccolto.
Le esperienze che andavo acquisendo nei campo artistico e professionale, collimavano con le esigenze didattiche, in quanto la base comune della ricerca consisteva nel dare un significato specifico ai singoli segni, ognuno dei quali costituiva la base di progettazione delle proprie immagini.
Colsi quindi la differenza tra un tipo di segno generico e casuale e il segno come elemento progettuale, che definii successivamente “tracciato grafico”.
Il tracciato grafico, come conduttore del linguaggio formale, è strumento essenziale nello studio e nella progettazione visiva, come lo è il vocabolo per la scrittura.
Ma come il vocabolo viene utilizzato ed adattato nelle varie trascrizioni formali o generi letterari (poesia, saggio, prosa ecc.) allo stesso modo il tracciato grafico deve essere adeguato alle varie espressioni delle arti visive (pittura, scultura, architettura ecc.).
Nelle sue stesure il tracciato scultoreo mostra continue variazioni di spessore e di densità, dovute al continuo variare della forma e dell’espressività delle superfici plastiche e per la diversificata compattezza dei materiali scultorei: metallo, marmo, legno ecc..
Diversamente il tracciato pittorico oltre alle variazioni formali ed alla minor compattezza chiaroscurale, mostra in sè la leggerezza tipica della vaporosità e della trasparenza cromatica.
Elaborato eseguito da un allievo di un'opera architettonica
Nel 1947 entrai a far parte del corpo docente della Facoltà di Architettura dell’Università di Roma, nella cattedra di “Plastica Ornamentale”. Disciplina questa di estremo interesse per la formazione culturale e visiva dell’architetto, ma che in quel periodo presentava grosse carenze sul piano didattico ed operativo.
Il programma tradizionale prevedeva nelle prove didattiche, la realizzazione di formelle rettangolari con scene figurative in creta e in argilla, materie queste fra le più eccitanti per la loro duttilità e vivacità espressiva immediata; estremamente gradevoli alla sensibilità dei polpastrelli.
La mancanza di una codificazione degli elementi sintattici, lessicali e morfologici nel campo specifico, rendeva però marginale l’interesse al corso delle nuove leve di studenti, nei quali peraltro era evidente la voglia di manualizzare le proprie immagini architettoniche in elaborati grafici e plastici.
Mi resi conto, quindi, della necessità immediata di intraprendere una ricerca sistematica di nuovo materiale, specificamente nel campo dell’applicazione formale, ed iniziai una ricerca grafica che avrei proseguito nell’intero arco della mia docenza.
La galassia del disegno restava un mondo largamente inesplorato, sebbene la cultura rinascimentale da Pisanello in poi avesse indagato profondamente in questo universo ora tutto da riscoprire e da decifrare. Sarebbe stato impensabile addentrarsi in questa nuova galassia, senza essersi prima dati adeguati strumenti di rilevamento ed un codice di catalogazione del materiale raccolto.
Le esperienze che andavo acquisendo nei campo artistico e professionale, collimavano con le esigenze didattiche, in quanto la base comune della ricerca consisteva nel dare un significato specifico ai singoli segni, ognuno dei quali costituiva la base di progettazione delle proprie immagini.
Colsi quindi la differenza tra un tipo di segno generico e casuale e il segno come elemento progettuale, che definii successivamente “tracciato grafico”.
Il tracciato grafico, come conduttore del linguaggio formale, è strumento essenziale nello studio e nella progettazione visiva, come lo è il vocabolo per la scrittura.
Ma come il vocabolo viene utilizzato ed adattato nelle varie trascrizioni formali o generi letterari (poesia, saggio, prosa ecc.) allo stesso modo il tracciato grafico deve essere adeguato alle varie espressioni delle arti visive (pittura, scultura, architettura ecc.).
Nelle sue stesure il tracciato scultoreo mostra continue variazioni di spessore e di densità, dovute al continuo variare della forma e dell’espressività delle superfici plastiche e per la diversificata compattezza dei materiali scultorei: metallo, marmo, legno ecc..
Diversamente il tracciato pittorico oltre alle variazioni formali ed alla minor compattezza chiaroscurale, mostra in sè la leggerezza tipica della vaporosità e della trasparenza cromatica.